giovedì 28 agosto 2014
lunedì 11 agosto 2014
I 5 Paesi dove conviene fare impresa
Gli ultimi dati aggiornati risalgono al 2011. E dicono che nel decennio precedente 27mila aziende tricolori hanno delocalizzato. Nel 2012 c’è stato un rallentamento. Poi la fuga è ripresa per via di quello che in gergo si chiama marketing territoriale, cosa sconosciuta in Italia. Le regioni industrializzate del Nord sono bersaglio di una capillare propaganda dei territori di confine. Austria, Macedonia, Inghilterra, Svizzera e tutto l’Est cercano di convincere gli industriali tricolore a investire da loro. Ma non è un lavoro impegnativo. Come dice un vecchio detto: l’acqua va sempre in giù. E le nostre aziende scappano spontaneamente.
La classifica Doing Business della Banca Mondiale, ovvero quella che misura la capacità di stimolare gli affari, mette l’Italia al 66esimo posto. Su 189. La Macedonia è al numero 26. L’Austria al 31, Berna è 30esima. Immaginate una srl italiana che fatturi 500mila euro. Su un utile di 80mila ne versa circa 50 di tasse e imposte. Senza contare nel corso dell’anno avrà dovuto pagare caro il commercialista. Versare allo Stato il doppio di quanto paga ai dipendenti. Perdere ore per stare dietro alle lettere dell’Agenzia delle Entrate e perdere produttività per corsi praticamente inutili. Che nessuno può evitare. Visto che l’amministratore ne risponde penalmente. All’estero invece non solo si troverebbe a pagare meno tasse, ma vivrebbe anche l’approccio da buon padre di famiglia da parte dello Stato. Senza dimenticare il macigno della giustizia civile. Per questo, Paesi come l’Inghilterra che hanno sofferto la crisi restano molto più attrattivi di noi.
Londra e Vienna - Chi si sposta da Milano a Londra fa immediatamente un vertiginoso salto nella classifica della World Bank: si passa, infatti, 11esimo posto del Regno Unito. Se invece prendiamo in esame la possibilità di accedere al credito, dettaglio non secondario per chi mette su un’impresa, abbiamo un passaggio shock dal 109esimo posto dell’Italia al numero uno occupato dai britannici. Le fasce di tassazione aziendale sono definite da due limiti marginali. Su un profitto inferiore a 300mila sterline si paga il 20% di aliquota; Sopra 1,5 milioni, il 22%. Una curiosità: a Londra solo se si superano le 77mila sterline di reddito si è obbligati ad aprire una Partita Iva. Incentivo sufficiente a far dimenticare il costo del lavoro. A conferma che è la somma dei benefici che va messa in conto. Come nel caso di Vienna.
I numeri dell’esodo non sono ufficiali. Parlano di 700 imprese per il solo Veneto, tredicimila posti di lavoro. Esistono benefici fiscali per l’apprendistato e sull’Ires. L’imposta sui redditi da capitale prevede un’aliquota fissa del 25% e non esistono imposte come l’Irap. In Carinzia servono sette giorni per una concessione edilizia e 80 per un impianto industriale e ci sono finanziamenti fino al 25% degli investimenti in ricerca e sviluppo.
Berna - Meglio nei cantoni svizzeri costretti a farsi concorrenza reciproca. Coira, il capoluogo dei Grigioni, è tra i più agguerriti. Non tanto in termini di imposte basse e di costi deducibili, ma di servizi alle imprese. I comuni costruiscono zone industriali e vendono o affittano alle aziende direttamente capannoni compresi di allacciamenti. Con incentivi legati agli investimenti e alle assunzioni, secondo il lungimirante principio contribuire al Pil pagare meno tasse e oneri. L’obiettivo è lasciare che il tempo sia dedicato al lavoro.
Macedonia e Albania - Negli ultimi cinque anni si sono affacciati sulla scena concorrenti giovani che rischiano di superare l’insegnamento appreso da Svizzera e dal mondo anglosassone. In primis Macedonia e Albania. Secondo i dati della Banca centrale albanese, un operaio guadagna al mese dai 170 ai 425 euro, un ingegnere dai 253 ai 630 euro. Il governo di Tirana vuole confermare per altri dieci anni la flat-tax al 10%, stimolare le free zone e soprattutto rendere ancora più appetibile il costo del lavoro. Già il cuneo fiscale da quella parte dell’Adriatico non supera il 14%. L’obiettivo è scendere di un terzo e intercettare nuovi investimenti esteri diretti in modo da superare la crisi dei principali Paesi partner: Grecia e Italia. Insomma il motto delle due aquile è «Meno Stato, più privato e più efficienza». Che tradotto in numeri significa che i servizi e i costi dello Stato non devono pesare più del 28% del Pil. Su questo fronte anche la Macedonia non scherza.
A Skopje vige il sistema "one-stop-shop" (Silenzio assenso sulle pratiche, ndr) che permette agli imprenditori di registrare le proprie attività in minimo 4 ore e massimo un giorno. Poi, zero imposte (anche sui redditi personali) per i primi dieci anni sulle società che aprono sedi nelle tre zone franche. Dove non c’è Iva, né ci sono dazi sulle esportazioni né sulle importazioni di macchinari. Connessione gratuita ai sistemi di erogazione di servizi, cuneo fiscale del 27% e costituzione e registrazione di nuove imprese, di qualunque forma giuridica, in solo quattro ore.
lunedì 12 maggio 2014
Mutui usurari La sentenza: le banche restituiscano gli interessi
Dopo che sono state avviate migliaia di azioni a tutela dell’utenza bancaria sulla scia dell’interpretazione data dalla recente e arcinota decisione della Cassazione Civile (la n. 350/2013), arriva finalmente la prima deliberazione di merito che applica, correttamente la legge, e rileva l’usura “originaria” o “contrattualizzata” in un contratto di mutuo, stabilendo la restituzione degli interessi versati.
È il giudice di Pace di Domodossola, Carlo Crapanzano, che per primo a chiare lettere (con la sentenza n. 88/2014) a corroborare l’orientamento della Suprema Corte, che nei fatti ha chiarito che la gran parte dei contratti di mutuo e molti di credito al consumo, sono già originariamente “usurari”.
Secondo la citata posizione giurisprudenziale, infatti, era stato rilevato che già l’indicazione nel contratto del Tan (tasso annuo globale) sommata a quella del tasso di mora, evidenziasse in gran parte dei casi il superamento del “tasso soglia”, con la conseguenza che ai sensi dell’articolo 1815 comma 2 del codice civile, il contratto di mutuo in relazione alle pattuizioni relative agli interessi fosse nullo. Logico effetto: si è aperta la strada per migliaia di mutuatari e di consumatori sia di recuperare gli interessi versati e indebitamente percepiti dalla banca sia di vedersi annullare quelli ancora da versare.
Al contrario, le banche, aiutate anche dall’”aggancio” dato loro dalla Banca d’Italia, hanno sempre sostenuto che il tasso di mora, non andasse conteggiato ai fini dello sforamento o meno del “tasso soglia” che costituisce la scriminante tra “mutuo usurario” e “non usurario”.
Il giudice di legittimità, ai fini del controllo sull’usurarietà - applicando correttamente la normativa antiusura di cui alla L. 108/96 ed in particolare la L. 24/2001 che testualmente recita all’art. 1: “Ai fini dell'applicazione dell'articolo 644 del codice penale e dell'articolo 1815, secondo comma, del codice civile, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento” – aveva evidenziato come si dovesse tener conto del tasso di mora stabilito contrattualmente.
Nella fattispecie il magistrato onorario piemontese ha dichiarato che il mutuo così com’era strutturato dalla banca, fosse da considerarsi usurario condannando alla restituzione della quota parte d’interessi già versata per come domandata dall’attore.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, associazione che è impegnata da mesi in azioni analoghe in tutt’Italia, previe le obbligatorie procedure di mediazione promosse innanzi al “Centro Nazionale di Mediazione e Conciliazione - Aprile Group” con sede principale a Lecce, "si tratta - dice D'Agata - di una prima importante conferma di quanto sino ad oggi sostenuto e di una pesante sconfitta per gli istituti di credito, che almeno sino ad ora avevano deciso di declinare l’invito (bonario) presso i centri di mediazione dimostrando protervia ed inutile arroganza di fronte alla possibilità di rinegoziare in sede conciliativa i contratti di mutuo e di finanziamento".
"Le banche, quindi restituiscano il maltolto, continueremo nelle azioni avviate confidando sia che la magistratura adotti univocamente il corretto orientamento tracciato dalla citata sentenza n. 350/2013, che nella correttezza del governo che in passato ha invece più volte salvato con decreti legge tristemente noti come “salva banche” la lobby dei banchieri calpestando i diritti sacrosanti, per come sanciti dalla legge, di consumatori ed utenti".
venerdì 14 marzo 2014
Conteggi Gratuiti Per Mutui e Fidi.
Mutui a tasso variabile, novità importantissima: non dovuti interessi a causa del falso euribor.
Le principali banche sono state condannate dalla Commissione Europea ad 1,71 miliardi di euro di multa perché hanno falsificato l’euribor, il tibor e il libor, e hanno violato l’antitrust. Ciò spiana la strada alle azioni per chiedere di pagare il solo capitale, e la restituzione degli interessi pagati, per mutui, leasing, derivati e in genere contratti bancari a tasso variabile legati all’euribor in essere dal 2005 al 2008, e al tibor in essere dal 2007 al 2010. Può parlare del Suo caso con uno dei nostri avvocati (tel 3931944229, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, dal lunedì al giovedì, il venerdì fino alle 16.30), oppure può scriverci su c.dalloro@gmail.com, ma, se preferisce, può leggere di seguito tutto quanto le occorre sapere.
CONTEGGI (GRATUITI), COSTI E PROCEDURA:
Sia
per i mutui che per i fidi facciamo i conteggi gratuitamente, solo però
per coloro che ci conferiscono l’incarico di agire contro la banca.
Conteggi che, comunque, consegniamo, sempre gratuitamente, all’utente
anche quando, dopo averli fatti, valutiamo che non conviene far causa. Inviamo alla banca un invito bonario a
conciliare allegando i conteggi. Se non c’è risposta iniziamo la
procedura per il tentativo obbligatorio di mediazione. Se non si
concilia, procediamo alla citazione. Nelle opposizioni (a decreto
ingiuntivo, precetto, pignoramento ecc) agiamo immediatamente. Per la
mediazione obbligatoria l’assistito deve pagare i diritti previsti allo
Stato e, per le citazioni, le spese di iscrizione a ruolo, che variano,
secondo il valore della causa, da 37 euro a 1.466 euro. In corso di
causa bisogna pagare la CTU (consulenza tecnica di ufficio) disposta dal
giudice. CTU alle quali ci stiamo però opponendo con molta veemenza
perché sono inutili.
MUTUI, LEASING, DERIVATI ECC: QUALI SONO IMPUGNABILI?
-1) I mutui, leasing, derivati ecc. a tasso variabile quando siano stati in essere nel periodo dal 2005 al 2008 per quelli legati all’euribor (tasso interbancario in euro) e, dal 2007 al 2010, per quelli legati allo tibor (tasso interbancario in yen). Siccome, cioè, è emerso che euribor, tibor e libor sono stati falsificati dalle banche, si può chiedere di restituire loro il solo capitale, senza gli interessi, e di farsi restituire gli interessi già pagati.
-2) Qualsiasi mutuo, leasing ecc, quando vi è usura.
-3) Qualsiasi mutuo ecc basato sull’ammortamento alla francese (praticamente tutti), perché contiene l’anatocismo. Anatocismo che è vietato dal 1.1.2014, ma era illegittimo anche prima, perché era consentito solo nei contratti in cui era previsto sia al passivo che all’attivo: attivo che, nel caso dei mutui, ovviamente non c’è mai.
CONTI CORRENTI: QUALI SONO IMPUGNABILI?
I conti correnti si possono impugnare solo quando vi sono stati fidi,
anche se non c’è stata usura. In presenza di fidi chiediamo che la banca
sia condannata a restituire la differenza tra il saldo che pretende e
il saldo calcolato da noi. Differenza che corrisponde, secondo i nostri
criteri, a circa il 10% annuale del fido (rispetto al 13,32%: costo
medio dei fidi dal 22.4.2000 al 31.12.2010). Se ad esempio se c’è stato
un fido di 100.000 euro per 5 anni, emergerà presumibilmente dai nostri
conti una differenza di 70.000 euro (14.000 euro annuali x 5 anni = 70.000). Se i fidi sono troppo modesti o sono durati poco, occorre
valutare il da farsi, perché emergono differenze non abbastanza alte, e
siccome, specie in primo grado, gli accoglimenti possono anche essere
solo di una percentuale di quanto richiesto (ad esempio, su una
richiesta di 5.000 euro il giudice di primo grado ne riconosce 2.500),
potrebbe non convenire fare causa perché, considerato il costo della
consulenza tecnica di ufficio (non sappiamo ancora come andrà la nostra
‘guerra’ contro le ctu), i margini diventano troppo sottili.
PRESCRIZIONE.
Sia per i mutui che per i fidi si può fare causa entro 10 anni dalla
chiusura del rapporto con la banca, e si può agire per il recupero di
tutto, anche se il mutuo o fido è durato ad esempio 30 anni, perché la
prescrizione non decorre mentre il rapporto è in essere.
DOCUMENTI NECESSARI.
Sia per i mutui che per i fidi ci occorre tutta la documentazione
(meglio se via mail). Se non la si ha, la si può chiedere alla banca,
che deve per legge rilasciarla entro tre mesi. Finora la banca non era
obbligata a dare documentazione più vecchia di dieci anni dal momento in
cui la si chiede.
Ora invece la Cassazione ha detto che deve dare anche
quella oltre i dieci anni.
Facciamo sistematicamente le denunzie penali perché, se c’è usura, basta il rinvio a giudizio della banca per chiedere al Pubblico Ministero – in relazione a quanto ricaduto o scaduto entro un anno dalla presentazione della denunzia – la sospensione: -a) per 300 giorni dei procedimenti esecutivi; -b) per 3 anni, degli adempimenti fiscali; -c) per un anno dei termini di prescrizione e quelli perentori, legali e convenzionali, sostanziali e processuali, comportanti decadenze da qualsiasi diritto, azione ed eccezione; -d) per 1 anno dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili e i termini relativi a processi esecutivi mobiliari ed immobiliari, ivi comprese le vendite e le assegnazioni forzate. Facciamo le denunce anche per la falsificazione dell’euribor, libor e tibor, anche perché dal ricalcolo in base all’esatto euribor, libor e tibor è facile emerga che c’è anche l’usura.
La repubblica: Euribor, sospetti di manipolazione Quattro banche sotto inchiesta
ANCHE BANCHE ITALIANE AVREBBERO PARTECIPATO MANIPOLAZIONE MERCATI,CON DANNO 2,9 MLD EURO,INFERTO 2,5 MILIONI FAMIGLIE MUTUI VARIABILI.
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